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Cose Russe, parte prima by maxjan28
11 aprile 2013, 13:45
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Già il fatto che nevicasse quella domenica pomeriggio, mi doveva far pensare che qualcosa stesse per accadere. Mi svegliai dopo il solito fine settimana di eccessi alcolici in un letto non mio perché avevo costretto i miei amici Aspirino e Telefonina a stare svegli a sentire le mie storie alcoliche fino alle 6 di mattina mentre sorseggiavo ancora qualcosa.

 

Fuori piove in maniera disperata e inesorabile, il cielo è completamente chiuso e senza il minimo segno di flabile speranza; oltretutto fa freddo, un freddo bastardo che non ti aspetteresti in una domenica primaverile.

 

Il programma prevede un pranzo che inizialmente doveva svolgersi presso casa del Timballo, ma che successivamente, per ragioni di spazio vitale era stata spostata a casa degli amici Alcantar e Sadimatu. Nessuno bevve alcolici a quel pranzo. Eravamo realmente stanchi, distrutti dalle due precedenti serate di eccessi. Distrutti, si, come vogliono tutte le mie domeniche pomeriggio. Tra le parole lente si viaggia con la testa verso quello che sarà il  giorno successivo, il lunedì, notoriamente il sacrificio supremo di ogni settimana.

 

‘Verrà una ragazza russa’ dico ‘dice  Samovara che è molto carina’..

 

‘Vedremo’..

 

La giornata continua lenta, silenziosa e sotto le coperte, a guardar la nave grassa scendere giù, ascoltando musica varia, leggendo qualcosa di qua e di là, nell’ozio completo.

 

Il lunedì arriva, antipatico come suo solito. Si entra in ufficio. Tutto pare uguale. Le facce un po’ sbattute, il buongiorno lento e annoiato, poca energia. Poi arriva lei, Ierofania. Dico ‘cazzo… carina??? Questa è proprio bravissima’ fra me, mentre collego il computer a tutte le altre diavolerie tecnologiche di cui la mia azienda mi dota.

 

Certe notizie, lo ricordava De Andrè, non hanno bisogno di nessun giornale. In pochi minuti l’effluvio e l’incanto che facevano da coda a Ierofania si diffusero nell’aria, aleggiavano per l’ufficio, come dolce richiamo. La tecnologia, poi, ci connette. Così timidi e vaghi giungevano i primi contatti interessati. Ma chi è questa?? Chiedono i più. Intanto guardo il mio schermo, poi guardo lei che siede di fronte a me, fascinosa, magnetica, perturbante, mentre il mio collega le spiega delle cose.

 

Cominciamo a ricevere visite. Persone di uffici e funzione lontane che guarda caso hanno bisogno proprio adesso di quel famoso documento o di rivedere un collega che non ci si vede mai ed è un peccato.

 

Io la guardo, rido, sento i miei amici Aspirino e Alcantar. Nulla sappiamo di quello che sarebbe successo nei giorni successivi, ma intanto ci scambiamo commenti e battute attraverso innumerevoli email.

 

Giunge il pranzo. E con questo la prima passerella di Ierofania in società. Ed è qui che cominciamo a capire cosa potrebbe accadere…

 

Al suo passare, come si conviene alle personalità, le persone si spostano come le acque alla vista di Mosè. Commenti, risatine, sguardi eccitati o invidiosi, tutto si sussegue nel tempo del suo passaggio.

 

Per sventura o impeto me ne sto mezzo infermo in ufficio. Insomma il caso non vuole che vada a pranzo con lei. Ma capisco ben presto cosa Aspirino intendesse quando mi dice ‘si sono fermati tutti a guardarla’ quando nel pomeriggio faccio collezione di email di richieste di informazioni…

 

E poi le visite si fanno più frequenti e scopro – che stupore! – che tutta l’azienda lato maschile è molto ma molto interessata al mio sport e soprattutto che tante persone che consideravo semplici colleghi sono in realtà grandi amici premurosi, volenterosi di conoscere la mia opinione sui più disparati casi della vita e preoccupati – e molto – per la mia momentanea infermità. LA stessa scoperta la fanno tutti i colleghi che lavorano nella mia area. Un mondo meraviglioso.

 

Insomma le giornate sono una continua processione di persone, un andirivieni incredibile e festoso e poi ci sono i momenti di silenzio e meditazione; il guardarla è un qualcosa di poco salutare, ma di inevitabile. L’immaginarla svestita la logica conseguenza.

 

Nel frattempo con Aspirino e Alcantar continuiamo a ridere e scherzare, ad osservare gli atteggiamenti delle persone, a  godere della nostra momentanea popolarità.

 

Succede che martedì siamo a cena da Samovatara. Lei mi siede di fianco, a fatica respiro quando per puro errore i nostri piedi entrano a contatto – e succede spesso.

 

Torno a casa. Bisogna inventarsi qualcosa, mi ripeto.

 

E così il giorno dopo, anche interpretando il desiderio di altri maschietti dell’ufficio, le chiedo ‘Ierofania, stasera andiamo a cena fuori con alcuni amici, vuoi venire?’ neanche finisco di parlare che lei ha già accettato. Bene. La sera passiamo a prenderla in albergo. Sono con il mio amico Trappe e stiamo andando a prenderla. Lui non lavora con noi e non verrà a cena con noi, ma solo a bere un bicchiere. Bene. Stiamo avvicinandoci all’evento che cambierà i nostri prossimi giorni, ma non n e abbiamo minimamente idea.

 

Chiamo Ierofania. Le avevo promesso uno squillo, ma non vorrei che fosse motivo di ritardi, Trappe ha poco tempo. Scendo dalla vettura proprio di fronte all’ingresso dell’Hotel e la vedo camminare per guadagnare l’uscita quando vedo che un dipendente dell’albergo le si fa incontro e la ferma. Poi vedo un voluminoso e rossissimo mazzo di rose venirle incontro, quasi camminasse da solo, invece era perché tanto grande quanto era, impediva all’uomo dell’albergo di farsi vedere in qualche modo. Saranno state 50/60000 rose. Un campo intero, una foresta di rose.. Lei scompare dietro tutte queste rose. Intanto mi accorgo che la zona è impestata da colleghi di vario genere, biscazzieri, spie, personaggi che cercano di far apparire la loro presenza lì del tutto casuale. ‘Andiamo  a mangiare dallo sfasciacarrozze dietro la collina’, mi lascio scappare ad un collega; è il primo di una serie di errori che in queste giornate concitate avrei commesso.

 

 

 


4 commenti so far
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roba di sacrificio russo!!!!!!!!!!!!
laterale settimanale del lunedi, per ilresto ci aggiorniamo in settimana!!!!!!!!
ciao grandissimo che accompagni con i tuoi mitici racconti le nostre settimane…..

Commento di mario piu'

Questa storia è vecchia. Anche se sono sicuro che le tue russe non sono russe come tutte le altre.

Commento di Girello Destrorsi

è un mondo fatto di colleghi e rose russse. e la parte 2? domandaglielo!

Commento di vendotto

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