vendotto


Cose russe – Parte quarta by maxjan28
6 Maggio 2013, 10:13
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Venerdì.

Dopo giorni di chiacchiere e battute tutti si sentivano legittimati a chiedermi ‘cosa hai fatto ieri sera?’ Semidignitosamente tacevo o cambiavo argomento o sottolineavo altri aspetti della vita, che insomma, mica esisteva solo il chiacchierare e il corteggiare una ragazza russa che da qualche giorno frequentava l’ufficio, proprio no.. C’erano tante, tantissime altre cose da fare e insomma in quel preciso momento non mi venivano in mente, ma c’erano come no.. Certo non pretesi che nessuno pensasse che l’altro da fare fosse il lavoro, avevo anche io una mia dignità!

Ancora arrivavano – in fase calante però, forse la novità era un po’ passata di moda – richieste e battute sulla russa Ierofania.  Epperò… In ufficio i colleghi  Cubarhumeroedeiduemondienonsolo e Gilgamesh continuavano ad incitarmi. Qui non si trattava di un qualcosa che volevo o non volevo fare, qui cominciava a trattarsi di un qualcosa che dovevo fare o quantomeno provare a fare, in nome della mia squadra, del mio pubblico… Sentivo tanta pressione addosso e scrivevo a più persone ‘non vedo l’ora che sene vada e che torni la pace tra tutti noi’.

Aspirino e Alcantar ridevano di meno, la novità stava passando per tutti.

In quel giorno avevo proprio da lavorare, insomma, giocare al computer, quello che oggi si chiama lavoro, per un paio di ore con lei. Tutto andò normale. Facemmo quello che dovevamo fare, un paio di ore passarono velocemente tra query, controquery e cazzate del genere. Nel frattempo ogni tanto apparivano le email di amici e conoscenti, tra cui una con scritto in caratteri enormi ‘IEROFANIA’, a schermo intero, che lei non può aver fatto a meno di vedere. Ma vabbè. A parte questo non dissi nulla, proprio nulla. Non le chiesi se la sera prima fosse uscita con l’uomo mascherato che manda i fiori che noi tutti pensiamo si chiami Gassoso, ma poi chissà. Del resto non mi riguardava più di tanto, no?

Ad ora di pranzo vado via. So che Ierofania andrà via anche lei, in giro per stabilimenti e vabbè non la saluto che potrebbe sempre tornare utile il non saluto. Mi reco a pranzo con degli amici che lavorano al reparto delle cose perse e anche loro mi interrogano ripetutamente su tutta la vicenda. La curiosità l’ha fatta da padrona in questi gironi, non c’è che dire. Ci vorrebbe una conferenza stampa, con tanto di veline e quelle scritte e quelle che appaiono desnude in televisione. Ma vabbè. Senza troppo dilungarmi indico la situazione alla bell’e buona. E mi rendo conto di quanto le voci girino e di quanto si ingrossino, cambino, fino a diventare lontane parenti della realtà. Il paese e piccolo e la gente mormora e modella la verità a immagine della propria volontà e via dicendo…

Era finita, praticamente. Pensavo che forse avevo lasciato passare Ierofania senza un gesto per fermarla. Ma poi, poi. C’è che poi finché non è finita appunto non è finita, o che vuoi che si dica, finisce quando lo dico io!

Fu così che nel silenzio della scrivania, tutti convinti che lei stesse lì per lì per partire, tutti attratti, proiettai nel fine settimana e dimentichi delle vicende che riguardano queste quattro mura, ricevetti l’ulteriore incoraggiamento di Samovara. ‘Che la forza sia con te!’ disse. La forza di che?

Venerdì sera e fuori piove, venerdì sera e sembra dicembre. E poi le stampelle e che palle dover girare così, non poter muoversi e fare quel che si vuole. Dipendere…

Si la invito, ma dove. Senza macchina, piove, e che cosa mi invento?

Mi invento che l’invito a casa, dai.

E così spronato dai migliori rappresentanti della colleganza aziendale, Gilgamesh  e Cubarhumeroedeiduemondienonsolo e accompagnato da Aspirino e Alcantar mi riprometto di invitarla a cena e nell’eventualità dovesse accettare boh, si vedrà.

C’è che entro in casa e mi butto sul letto a riposare la zampa malata. C’è che penso, si anche io sono aduso a pensare e spesso mi perdo nel groviglio infinito che in altro modo chiamiamo pensare e penso: ma a me, onestamente, cosa me ne frega di sta russa? Certo, è bella. Certo, vuoi mettere, la stima, l’invidia il senso di rispetto… E quindi??

Così, così, prendo il telefono e invece di far partire una chiamata per un +79, la faccio partire per un comunissimo +39.

E chiamo la ragazza dal gatto Giuliano. C’è che forse, molto meno russa, mi mette tanto più di buon umore; meno fissa nello spazio, dinamica, veloce, Fisarmonichetta ha confidenza col mondo sospeso dei pensieri e delle cose, volteggia celere nel mio campo visivo – e altrettanto celermente ne sa scomparire. E poi c’è che ride. La volontà sarebbe quella di fermarla.

Chiamo e dopo un po’ risponde. Il più il meno e i loro contrari reciprocamente divisi. ‘Esci? poi, che fai’?‘Ti aspetto’ Le dico. ‘Ti aspetto, qui, a casa’.

Tutto quello che segue comincia per N.

E via ancora a cercarle di dire che veramente vorrei che venisse un po’ da me. Tanto veloce a scomparire quanto ferma nel negarsi. E rimango con le mani in mano a guardare il soffitto senza nessun colore. Natalie Merchant canta. Fisarmonichetta non vuole. Avrei anche cucinato. Altro che fiori.

Ecco c’avevo provato a far quel che volevo, io. C’avevo provato a invitare Fisarmonichetta e il suo ridere confortante. Per non rimaner solo, altro non avevo che da chiamare ierofania, tanto feci.

Lei disse che si, che sarebbe venuta; C’avevo provato io a impedire sta cosa. Fosse andato tutto incredibilmente bene sarei tornato in ufficio con l’aria di quello che ‘ce l’ha fatta’. Avrei forse girato con la foto di lei e il sorriso stupido e l’espressione soddisfatta ‘io ce l’ho fatta’… E maschietti mi avrebbero guardato stupiti ‘lui ce l’ha fatta’ mentre forse avrei ancora pensato a Fisarmonichetta.

Niente. SOS Timballo!

Arriva un po’ incazzata Timballo. Arriva però. ‘Corri, devo fare la spesa’. Le avevo detto pochi minuti prima. Arriva, andiamo al supermercato, compriamo cose. Vini, salumi, formaggi. Pasta.

Timballo è tanto gentile che sale a casa. Pulisce, pure. Impagabile. Vorrei arrivasse davvero Fisarmonichetta da qualche dove.

Andiamo a prendere Ierofania. Timballo si lascia scappare un ‘che figa!’ alla sua vista (La sera prima si era lasciata andare a stupide polemiche del tipo ‘non è vero che è bella’ e cose del genere).

Piove come fosse un film. Timballo ci lascia sotto casa, dico a Ierofania ‘Just the two of us’. Lei non fa una piega. Sale a casa. Sembra un film. Solo vorrei che la protagonista fosse un’altra.

Probabilmente ho commesso un altro errore.


2 commenti so far
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che chicca!!!!

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Semidignitosamente tacevo o cambiavo argomento o sottolineavo altri aspetti della vita, che insomma, mica esisteva solo il chiacchierare e il corteggiare una ragazza russa che da qualche giorno frequentava l’ufficio, proprio no.. C’erano tante, tantissime altre cose da fare e insomma in quel preciso momento non mi venivano in mente, ma c’erano come no.. Certo non pretesi che nessuno pensasse che l’altro da fare fosse il lavoro, avevo anche io una mia dignità!
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Commento di vendotto

Venerdì, niente birra in frigidaire…

Commento di irregolare




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